giovedì 9 aprile 2009

La forza delle prime impressioni

Immaginate di svolgere un compito formato da una serie di domande.
Ogni volta, prima di passare alla domanda successiva vi viene detto se la risposta che avete fornito è giusta o no.
Supponiamo che su venti domande voi ne abbiate fatte giuste soltanto sei...siete andati maluccio, eh! :-) Ora però vi dicono che in realtà che il giudizio che avete ricevuto sulla correttezza delle vostre risposte è stato dato a caso. Non sapete più quindi a quante delle venti domande avete risposto correttamente. Vi chiedono infine di stimare a quante domande avete effettivamente risposto in modo esatto e a quante no. Cosa pensate che rispondereste?

Per proseguire dovete sapere una cosa: uno dei cardini su cui si basano i nostri ragionamenti e comportamenti negli ambiti più diversi è il risparmio di risorse cognitive. Significa che siamo fondamentalmente "pigri"; spesso cerchiamo di prendere le decisioni con il minimo impegno possibile (non sempre ovviamente).

Ed è proprio questo che ci mostra il risultato di una ricerca strutturata come l'esperimento mentale che avete fatto sopra.
Un gruppo di partecipanti svolge una serie di prove e al termine ci ciascuna i soggetti ricevono un feedback sulla correttezza della loro risposta. Al termine dell'esperimento i soggetti scoprono che i giudizi che hanno ricevuto in realtà erano casuali. Quanto pensate che influisca questa informazione sui partecipanti all'esperimento, a cui viene chiesto di autovalutarsi?
Poco, o comunque meno di quanti ci si aspetti.
Infatti chi era stato indotto a credere di aver svolto bene la maggior parte delle prove continuava a sovrastimare il numero delle risposte esatte date.
Allo stesso modo chi aveva ricevuto feedback perlopiù negativi continuava invece a sottostimare il numero di risposte corrette fornite.

Questo accade perché ai soggetti erà già stata fornita una chiave di interpretazione del proprio risultato, un'ancora mentale. Ed è molto difficile discostarvisi anche sapendo che non ha nessun valore.
Come si suol dire: "Le prime impressioni sono dure a morire".

venerdì 3 aprile 2009

Strategie Autolesive

Certe persone adottano comportamenti irrazionali, che non riusciamo a spiegarci, come lo studente che smetta di studiare quando l'esame è vicino, o come un giocatore esperto che decida di giocare con uno meno esperto solo a condizione di lasciargli un grande vantaggio iniziale.
Questi sono esempi di comportamenti che vengono definiti autolesivi.

Sono in generale autolesivi quei comportamenti che consistono nel crearsi degli ostacoli che rendano meno probabile un buon risultato o nell'evitare di impegnarsi adeguatamente per il conseguimento di un obiettivo desiderato.

Ma perchè a si ricorre a volte a questi comportamenti?

Sembra paradossale ma le strategie autolesive servono a tutelare la persona, o almeno l'autostima della persona che li mette in pratica.
Come? Perchè in caso di fallimento la persona può spiegare l'insuccesso non in termini di scarse capacità, bensì come scarso impegno o come risultato di impedimenti che si sono venuti a creare.

Questo dimostra che la necessità di mantenere un'immagine positiva di sè può a volte avere la meglio sulla necessità di avere delle buone prestazioni.

Ecco perchè non ho studiato :-) ...

E' vero che le donne sono meno brave in matematica?

E' un luogo comune molto diffuso quello che vede le donne meno capaci nell'ambito logico-matematico.
Ma è proprio vero?
Due ricercatori (Aronson e Steele, '95) hanno indagato questa credenza.

Come?
Con un esperimento strutturato in due fasi.

Nella prima fase a un gruppo di uomini e a uno di donne veniva fatto svolgere un compito di matematica dicendo chiaramente che il compito serviva a misurare il QI.
Risultato: le donne ottenevano risultati significativamente inferiori!

Alle ragazze che leggendo queste righe stanno diventando furibonde e ai ragazzi sul cui viso si è stampato un sorrisetto soddisfatto...aspettate!

Nella seconda fase dell'esperimento lo stesso compito veniva dato ai soliti due gruppi, uno di ragazzi e uno di ragazze (composti da persone diverse rispetto ai gruppi della prima fase).
La differenza? Questa volta non veniva detta la finalità del test, non si diceva cioè che il compito serviva per misurare il quoziente intellettivo.

Risultato: Nessuna differenza significativa fra i due gruppi!
Mi dispiace ragazzi! :-)

Questo esperimento è stato replicato molte volte producendo gli stessi risultati.
Cosa ci fanno capire questi studi, che sono stati applicati anche ad altre categorie verso le quali ci sono pregiudizi, come sui neri (ancora da alcuni considerati meno intelligenti dei bianchi)?
Ci mostrano la potenza della cosiddetta minaccia dello stereotipo.
Vuol dire che le occasioni in cui abbiamo paura di confermare con il nostro comportamento lo stereotipo associato alla categorie di cui facciamo parte (donne, neri, ecc..) ci creano disagio.
E questo disagio, questo timore di non essere all'altezza, sono una difficoltà ulteriore da superare oltre al compito che si deve svolgere. E' quindi il timore "di fare brutta figura" che ci fa ottenere effettivamente prestazioni inferiori.

Questa tendenza diventa tanto più forte quanto più la persona in questione sente come importante l'appartenenza a una certa categoria.

Spero che le ragazze abbiano apprezzato questo post.
A presto!

Pensate di saper pensare?

Leggete qui sotto e rispondete.

"Linda ha 32 anni, è single, brillante e vivace. Ha una laurea in filosofia. Quando era studente era particolarmente sensibile ai temi della discriminazione e della giustizia sociale ed inoltre ha partecipato a manifestazioni contro il nucleare".

Adesso rispondete a questa domanda.
Quale di queste due opzioni è più probabile?
A) Linda è un'impiegata di banca
B) Linda è un'impiegata di banca ed è attiva nel movimento femminista.

Allora? Avete scelto A o B?
B? Beh, non siete i soli, il 90% delle persone che hanno partecipato a richerche su questo tema ha risposto come voi.
Ciò non toglie che la risposta sia sbagliata!

Perchè mai direte?
Pensateci un attimo...

Se non avete capito dove sta l'errore ecco la spiegazione.
La risposta B viola una fondamentale regola della statistica per cui la co-occorrenza di due eventi non può mai essere più probabile di ognuno dei due eventi presi singolarmente.

Se la scelta fosse stata tra
A) Linda lavora in banca
B) Linda è attiva nel movimento femminista
B sarebbe ovviamente la risposta giusta, ma non nel primo caso.
Visto con che facilità si può fregare il cervello? :-)

giovedì 2 aprile 2009

Piccioni che giocano a ping-pong!

Spesso i comportamentisti hanno esagerato il potere del condizionamento...ma è pur vero che permette di far compiere agli animali azioni troppo divertenti. Eccone un assaggio...